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Formato: 0.75l; Temperatura di servizio: 8/10 °C; Annata: 2022; Alcol: 12%; Giudizio di Tannico: 84pt;
Ci sono molte situazioni e lavori dove è necessario sedersi per lavorare. Che si tratti di un salone di parrucchieri, di uno studio di bellezza, di un ufficio o di uno studio medico, se avete bisogno di uno sgabello flessibile e comodo, il modello AVERSA GREY di Physa è perfetto. Si caratterizza per la sua lavorazione di alta qualità e la sua durata e convince grazie ai numerosi e pratici dettagli. Il cuore dello sgabello da lavoro grigio AVERSA GREY è la superficie di seduta con un diametro di 34 cm. La sua lavorazione e i materiali rispondono ai più elevati standard di qualità e superano di gran lunga altri sgabelli simili. La gommapiuma alta 7,5 cm utilizzata per l'imbottitura è omogenea, morbida e mantiene la sua forma, così potrete sedervi sullo sgabello anche per un lungo periodo di tempo. La gommapiuma viene modellata con precisione in una forma e rivestita con finta pelle, questa è cucita in modo accurato e riveste l'imbottitura senza la formazione di pieghe. Il rivestimento in finta pelle è teso in modo accurato sul fondo del sellino in legno compensato, questo materiale dona allo sgabello la stabilità necessaria. Una doppia cucitura sul bordo della superficie di seduta aggiunge ulteriore resistenza. Lo sgabello tondo AVERSA offre la massima flessibilità grazie alle ruote che si muovono silenziosamente sul pavimento. La base a stella a 5 punte garantisce in ogni momento un movimento fluido delle ruote. La sedia può girare su 360 gradi e offre la massima libertà di momento senza alcuna limitazione per tutte le attività. A seconda del luogo di lavoro o del cliente, è possibile regolare l'altezza di seduta dello sgabello tra 45 e 59 cm. Sul sellino si trova quindi un'impugnatura intuitiva: tramite la pressione a gas potete regolare velocemente e in modo semplice l'altezza corretta. Inoltre, la molla a gas fornisce una posizione di seduta estremamente comoda e ammortizzata. I materiali usati, plastica e acciaio, si lasciano pulire facilmente. Il rivestimento in PVC della superficie di seduta è resistente all'acqua e alla polvere, quindi impedisce che lo sgabello si sporchi durante il lavoro. In questo modo è possibile lavorare in sicurezza con sostanze liquide o polverose, senza sporcare eccessivamente il luogo di lavoro. Nonostante il suo design compatto e stiloso, lo sgabello è molto stabile e sopporta senza fatica un carico di 150 kg. Gli elementi in acciaio lucidati e il suo colore grigio donano allo sgabello un'eleganza senza tempo che si adatta ad ogni posto di lavoro.
Un pomeriggio d’inverno, tra i seminterrati dell’ex manicomio civile di Aversa, come epifania, si danno allo sguardo centinaia di scarpe accatastate, impolverate, rotte, rosicate dai topi, spesso spaiate. Cumuli di scarpe senza lacci, pezzi di storie smarrite, testimonianza di sentieri interrotti e cammini traditi, abbandonati in quell’Altrove, ‘le reali case dei matti’, spazio di potere, di esclusione, di dolore.\r\nDa quell’incontro, si è attraversato oltre un secolo di storia italiana, indagando le pratiche discorsive, le normative, le tecniche che hanno definito il discorso psichiatrico in Italia: dalle previsioni d’internamento contenute nella legge del 1904 al superamento dei manicomi determinato dalla 180 del 1978, passando attraverso le esperienze di psichiatria critica e l’utopia della realtà basagliana e fino all’attuale organizzazione dei Servizi territoriali per la salute mentale. Queste pagine si interrogano su un futuro che è sempre già alle nostre spalle, storicizzando le questioni che oggi sono poste, a fronte dello smantellamento del welfare, dal TSO, dalla contenzione meccanica e farmacologica, dalle Rems, dalle nuove forme di manicomializzazione, dalla psichiatrizzazione manualistica della vita quotidiana, dalle ri-categorizzazioni securitarie dei ‘soggetti pericolosi’.\r\nNon ci sono risposte, solo il tentativo di riflettere su problematiche che intersecano i destini biografici di milioni di persone, le loro sofferenze e solitudini ma anche le istituzioni, i saperi, i dispositivi coinvolti nella loro gestione; convinti che sia possibile curare, cioè prendersi cura della sofferenza psichica ma consapevoli che esiste un fascino sempre meno discreto del manicomio.\r\nScrive Assunta Signorelli nel prezioso saggio che apre questo libro: “ Se, invece di progettare e costruire cronicari sempre più grandi, eufemisticamente chiamati residenze con aggettivi più diversi e fantasiosi, ci si soffermasse sulla necessità per la persona malata di mantenere un legame con il proprio passato, la propria esperienza sociale e relazionale, di vivere la malattia come un passaggio, certamente doloroso, della propria vita […], non solo le forme e i luoghi del trattamento sarebbero a dimensione umana, ma la cronicità stessa scomparirebbe, trasformandosi l’esperienza di malattia e la sua evoluzione, in una forma dell’esistere, visto che la normalità, intesa nel senso nobile del termine, altro non è se non un continuo oscillare fra salute e malattia, entrambe strettamente collegate all’ambiente socioculturale nel quale la persona vive”.
